DECISIVA PARA LA VIDA DE GUILLERMO FARIÑAS LAS PROXIMA 72 HORAS EN SU HUELGA DE HAMBRE Y SED
Decisiva para la vida del Lic. Guillermo Fariñas, las próximas 72 horas en su huelga de hambre y sed.
ubano, psicologo e giornalista indipendente dell'agenzia stampa Cubanacán Press è dallo scorso martedì 31 gennaio in sciopero della fame e della sete. È «pronto a morire», come si legge in una lettera aperta indirizzata direttamente a Fidel Castro, se il governo cubano non gli permetterà di usare Internet per il suo lavoro di giornalista. «Voglio che tutti i cubani - si legge nella lettera inviata al lider maximo - abbiamo il diritto di connettersi a Internet. Ma voglio anche che la stampa indipendente possa informare sull'operato del governo».Una sfida al regime, contro la censura che a Cuba proibisce il libero accesso al web (anche per i turisti non è per niente facile). E la proibizione del governo si trasforma in repressione se a richiedere la connessione sono giornalisti indipendenti. Come Fariñas. Come molti altri che o sono finiti in prigione, o spinti all'esilio, o costretti a barcamenarsi tra notizie non date o edulcorate pur di continuare a informare il mondo di quel che succede nella «perle del Caribe». «Se devo diventare un martire dell'accesso all'informazione - dice Fariñas - lo diventerò». E con queste parole, Fariñas ha iniziato il suo decimo sciopero della fame.
Arrestato nel dicembre del 2003 per «aver letto a voce alta» il Progetto Varela, quello della dissidenza moderata che invitava il Parlamento de L'Avana a tiepide riforme, il direttore di Cubanacán Press ha denunciato la sua situazione a Reporter senza Frontiere (Rsf) che da anni, e tra qualche polemica, raccoglie testimonianze sulla censura dell'informazione a Cuba. L'agenzia di Fariñas opera a Santa Clara - la città che vide «Che» Guevara dare il colpo di grazia alla dittatura di Batista - e fino a qualche settimana fa aveva il permesso di inviare articoli via web al sito indipendente Cubanet. Ma dal 23 il governo castrista ha spento la connessione. «Al di là delle mie idee politiche - ha scritto Fariñas a Castro - leggo che il suo governo, durante l'Incontro dell'Onu sull'accesso all'informazione (Rabat, 2005), ha dichiarato che tutti i cubani hanno accesso a Internet e se non ce l'hanno è colpa dell'embargo».
Difficilmente Castro risponderà a questa lettera. Difficilmente il suo governo si rimangerà le parole dette in Marocco alla fine del 2005. Ma questo decimo sciopero della fame di un giornalista indipendente porta fuori da Cuba la difficile situazione della libertà di stampa. E non solo. «Internet o muerte», ha detto Guillermo Fariñas parafrasando lo slogan della Rivoluzione «Socialismo o muerte».









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